Skip to main content

Lo scorso inverno è stato dominato dai rimbalzi della bolletta elettrica e da una minaccia geopolitica focalizzata sugli approvvigionamenti energetici. L’opinione pubblica, di conseguenza, ha vissuto i mesi invernali sotto il giogo di una vera e propria dittatura del termostato, nell’illusione di poter contrastare i costi del gas e della corrente elettrica intervenendo su uno o due gradi di temperatura dell’aria, a prescindere dalla qualità dell’isolamento termico dal freddo e dai materiali utilizzati a tal fine.

In realtà l’inverno 2022-2023 è risultato abbastanza mite mentre la vera destabilizzazione climatica si sta verificando in queste ultime settimane di feroce canicola estiva. Nelle abitazioni e negli edifici sprovvisti di impianti di raffrescamento la temperatura dell’aria può raggiungere anche i 28-29 gradi, valori assolutamente distanti dalle soglie di comfort indicate dagli esperti e dalle organizzazioni sanitarie e incompatibili con qualsiasi disegno di benessere abitativo.

Il combinato disposto di costi energetici elevati e di temperature estive che denotano la tropicalizzazione dell’area mediterranea rimettono al centro della scena il grande tema dell’isolamento dal caldo attraverso scelte costruttive e materiali capaci di contrastare gli effetti termoigrometrici delle temperature elevate, di assicurare traspirabilità agli involucri e di garantire benessere e vivibilità alle persone negli spazi abitati. La cosiddetta “morsa del caldo” non è, infatti, una iperbole giornalistica ma qualcosa di estremamente concreto che rischia di trasformare gli edifici in vere e proprie prigioni termiche, specie quando le politiche di isolamento si focalizzano su materiali e tecnologie di natura sintetica.

Da questo punto di vista sarà sempre più importante impostare strategie costruttive e di riqualificazione incentrate sul comfort delle persone più che sul classico efficientamento energetico delle abitazioni e degli edifici perché gli effetti del caldo in casa sono immediati e radicali e riguardano la salute prima che il portafogli. In questa rilettura dell’isolamento termico estivo e della qualità igrometrica degli ambienti come elementi cruciali di un comfort davvero sostenibile ci viene in aiuto la tradizione mediterranea del costruire: materiali naturali e di prossimità – come sughero, pomice, argilla, calce – che assicurano la traspirabilità e l’inerzia termica degli involucri e una cultura del costruire basata su strutture e tecnologie che privilegiano la leggerezza, spazi e ambienti migliorati dalla ventilazione naturale, la continuità dell’involucro come sostegno alla termicità.

Di fatto si può affermare, senza timore di smentita, che la risposta più efficace e di prospettiva al surriscaldamento dell’area mediterranea risieda proprio in una cultura mediterranea del costruire di cui si sono smarriti il valore e la funzione a vantaggio di tecnologie nordeuropee più economiche e meno performanti.

Da questo punto di vista le tecnologie per un’architettura del bene e del bello messe a punto da Diasen e le sue biomalte e pitture a base sughero rappresentano un’interpretazione moderna della cultura del costruire Mediterraneo in cui il diritto al comfort trova nei materiali, nei cicli e nelle soluzioni applicative la declinazione concreta di una visione sostenibile in cui l’uomo e il suo benessere si trovano al centro di una sfida climatica, architettonica e ambientale.

Leave a Reply