Metti 40 architetti davanti a una tela. Dai loro spatole, pennelli e tamponi e poi via alla fantasia. Parlare di arte ma con materiali per l’edilizia per sperimentare l’innovazione e, perché no, puntare a una futura industrializzazione. È l’idea alla base di “Mani di colore – Esperienze di creatività e di gioco decorativo”, l’iniziativa del 5 maggio scorso a Fabriano che ha coinvolto professionisti da tutta la regione arrivati all’Oratorio del Gonfalone per utilizzare malte, pitture e decorazioni della bioedilizia. Nome di punta dell’evento, Pietro Carlo Pellegrini, l’architetto toscano che ha firmato (tra le altre cose) il Museo del Fumetto di Lucca, il Museo della Cartiera di Pescia e il Memoriale di Garibaldi a Caprera che ha spiegato il senso di un evento dai contenuti suggestivi e nuovi: “L’intenzione era far provare agli architetti la natura di questi materiali a base sughero, spingerli a sentirli, a constatarne le caratteristiche straordinarie, adattabili a tanti tipi di costruzione. “Mani di colore” è una sperimentazione che può aprire un nuovo fronte anche dal punto di vista della sostenibilità, un tema che sta diventando un motivo dominante della progettazione e un discorso di civiltà che spinge a pensare una progettazione che si unisce al buon costruire che caratterizza la nostra tradizione”.
Un evento organizzato da Diasen, leader nella produzione di biomalte e pitture decorative per l’edilizia sostenibile, con il patrocinio del Comune di Fabriano, l’Istituto Nazionale di Architettura Marche (InArch) e l’Ordine degli Architetti di Ancona. “L’idea – ha spiegato Diego Mingarelli, amministratore di Diasen – è nata proprio parlando con Pellegrini di come l’architettura debba misurarsi con la conoscenza dei materiali. E così abbiamo deciso di organizzare questa iniziativa a Fabriano, circondati dall’arte e dalla bellezza, per far nascere un momento di creatività che pensasse al futuro. Chi è intervenuto ha avuto la possibilità di sperimentare i materiali, analizzare i colori delle Marche e del Mediterraneo e riversare questa ispirazione in un’opera di fantasia”.
Gli architetti hanno lavorato alle loro tele circondati dalle opere pittoriche dello storico edificio dedicato a Santa Maria Annunziata del Gonfalone e sovrastati da uno spettacolare soffitto a cassettoni decorato in argento e oro zecchino. Al termine della fase applicati i protagonisti dell’applicazione hanno raggiunto la bottega del maestro cartaio Sandro Tiberi per vivere un’esperienza unica: la creazione di carta fatta mano con sughero e cellulosa. “Attraverso i materiali – ha ricordato Mingarelli – si esprime l’anima del fare e la genialità di soluzioni che sanno alimentare incursioni innovative fatte di funzionalità, estro e bellezza”. Per Michele Schiavoni, membro del direttivo InArch,Marche “una giornata molto interessante perché spesso gli architetti si trovano a progettare per poi vedere realizzare da altri quanto immaginato. Una giornata molto piacevole in un posto stupendo dal punto di vista artistico, credo ci sia bisogno di queste iniziative per fare meglio il nostro lavoro e avere maggiore consapevolezza rispetto ai materiali da impiegare”.